Il Giardino
Il giardino è uno dei più antichi della città di Cuneo e conserva ancora l'originale impianto seicentesco.
All’inizio del ‘600, i Mocchia trasformarono l’originale cascina in residenza estiva e la abbellirono con un vasto giardino, con una tipica struttura alla francese, con viale centrale e disposizione simmetrica degli alberi e delle aree a verde.
In un atto dell’11 novembre 1675, conservato nell’Archivio Mocchia, si parla della “Cassina detta il Colombaro oltre Stura” dotata di “due grossi alteni (vigne), quantità d’alberi di castagna, marroni ed un bellissimo giardino”. Dunque il parco della villa già esisteva oltre tre secoli fa.
Tutta la proprietà fu gravemente danneggiate durante l’assedio del 1744 e la battaglia di Madonna dell'Olmo del 30 settembre 1744 tra i franco-spagnoli e i piemontesi. Gli spagnoli si erano accampati proprio nella regione di Cerialdo tra la Cappella di San Giacomo e la cascina Piccapietra. Gli ufficiali avevano occupato le stanze della villa, per questo motivo, quando lasciarono Cuneo la casa e il giardino erano in ben misere condizioni.
Pochi anni dopo, nel 1799, Cuneo fu occupata dai francesi. Il conte Luigi Mocchia di San Michele guidò la resistenza contro i francesi, ma venne catturato e decapitato. La casa e le cascine furono incendiate, i tetti demoliti, gli arredi bruciati o portati via (anche gli attrezzi da lavoro), i raccolti distrutti, il giardino, appena risistemato dopo le azioni vandaliche dei franco-spagnoli, nuovamente danneggiato.
Dai capitolati con i giardinieri emerge che, nel 1779, c’erano due giardini, il vecchio ed il nuovo, circondati da siepi di bosso. Nel giardino nuovo c’erano piante di viti ed alberi da frutto, tra cui “nespoli, cirrieggi, castagni” (atto del 9/12/1790). Nel giardino vecchio si trovavano già i due berseaux di carpini, la cui cura era affidata al giardiniere, insieme con quelli nei pressi della cappella: “Il giardiniere sarà tenuto aver cura dei carpi (carpini) tanto del giardino come di quelli che sono fuori d’esso vicino alla cappella. Il giardiniere sarà tenuto aver cura del martello (bosso), cioè pulirlo, tagliarlo a debiti tempi” (atto del 30 ottobre 1779). Tra le mansioni del giardiniere, indicate nell’atto citato, c’era anche il mantenimento del “vivaio degli alberi fruttiferi che trovasi fuori del giardino”.
In altro capitolato, datato 29 ottobre 1790, oltre alle solite incombenze, si parla anche di “ritirare ed estrarre i citroni (limoni) ai debiti tempi e coprirne di paglia i vasi acciò non vengano guastati dalle nevi, ad acquare (bagnare) i detti citroni, e cogliendosi fiori, si divideranno, e sarà anche tenuto d’aver cura dei vasi di fiori, che in esso giardino si trovano”.
Dopo le distruzioni e gli atti vandalici, conseguenti all'occupazione straniera, Luigi Giuseppe fece risistemare i giardini nell’estate del 1830, portandoli a circa 18.000 mq. L’area fu ampliata per chiudere il “boschetto di gelsi” ad est e unire il giardino vecchio con quello nuovo. Questa seconda parte fu mantenuta a frutteto, secondo la moda ottocentesca, che prevedeva, accanto al parco vero e proprio, la sistemazione, quasi come una rarità botanica, di piante da frutto (pruni, meli, peri, albicocchi, peschi, ciliegi), piantati in lunghi e regolari filari.
Del periodo precedente gli interventi di Luigi Giuseppe Mocchia si erano, per fortuna, salvate alcune piante, come un secolare tiglio (Tilia cordata) sopravvissuto fino al 1989 che aveva raggiunto un'altezza di 45 metri ed una circonferenza di base di oltre 7 metri.
Altra pianta risalente al primitivo impianto del giardino e tuttora in vita è un faggio rosso (Fagus sylvatica "atropurpurea"), le cui radici formano una specie di tormentata base al tronco. Il faggio ha una circonferenza di 420 centimetri. Colpito da funghi, che ne hanno minato la stabilità, é stato di recente notevolmente capitozzato nella speranza di salvarlo. Erano, poi, presenti gigantesche conifere, tagliate all'inizio del XX secolo al termine del loro ciclo vitale, per farne alberi per navi.
Il disegno del giardino segue un preciso schema geometrico: un viale, delimitato da una siepe di Spiraea japonica "bumalda", lo separa in due aree simmetricamente uguali. Il viale ha inizio davanti all'ingresso principale, lato giardino, dove sorgono quattro vecchie piante rampicanti di bignonia (Tecoma radicans) con ai lati due glicini (Wisteria sinensis), e si allarga, poi, in una rotonda, delimitata da siepi di bosso e ombreggiata da quattro notevoli arbusti di Chimonantus praecox.
Ai lati estremi del giardino sono ancora conservati due classici berceaux di carpini (Carpinus betulus), tipici dei giardini alla francese e molto di moda nell’Ottocento nei nostri parchi. I carpini, adeguatamente capitozzati e modellati, creano con le loro fronde una specie di piccola casa, con tanto di tetto e pareti. Al centro dei berceaux ci sono ancora tavoli e sedili in pietra.
Tra le rarità presenti nel parco va segnalato un Aesculus flava, dai bei fiori gialli.
Altri alberi degni di essere ricordati: un gigantesco cedro dell'Himalaya (Cedrus deodara), risalente alla fine del 1800, e un coevo abete di Douglas (Pseudopsuga menziesi). Superano entrambi i 30 m d’altezza.
Notevole è anche un noce nero americano (Juglans nigra) ormai centenario, dal tronco perfettamente diritto e dalla chioma imponente.
C’è, però, un’essenza che caratterizza questo parco. E’ un imponente e vecchio arbusto di Philadelphus coronarius, dalle dimensioni gigantesche. Raggiunge, infatti, i sei metri d’altezza.
Altre specie significative presenti nel parco: bossi secolari (Buxus sempervirens) compresa la varietà “balearica”; un Liriodendron tulipifera di 18-20 metri d’altezza (età presunta: 70-80 anni); alcune notevoli piante di abete rosso (Picea excelsa) di 70-80 anni di età e un Ippocastano (Aesculus ippocastanum) anch’esso di 70-80 anni circa. Significativi anche un abete del Colorado (Picea pungens, varietà “glauca”) ed un Chamaecyparis lawsoniana, entrambi di circa 50 anni di età.
Interessanti anche gli arbusti: agrifogli, peonie legnose, deutzie, lillà, ortensie, magnolie, laurocerasi, ecc.